“Il potere è negli occhi di chi guarda”.. l’Osservazione!
Osservare serve a costruire e descrivere la realtà.
Osservare è anche il primo punto per entrare in relazione con gli altri.
Jiddu Krisnamurti, filosofo apolide contemporaneo di origine indiana, afferma che la più alta forma di intelligenza è osservare senza giudicare!
Osservare senza analizzare, interpretare, paragonare, giudicare è molto difficile e implica tanta disciplina. Il nostro pensiero non è abituato, anzi è avido di conoscenza, è interessato a cogliere le cose e gli eventi e catalogarli, etichettarli, pesarli, metterli in qualche categoria.
È poi da considerare in qualche modo che l’osservatore è colui che modifica l’entità che osserva, e che questo è un processo connesso con la coscienza, infatti si osserva non solo con gli occhi ma anche con la mente e questo perché siamo coinvolti nel processo stesso dell’esperienza!
Dopo ogni singola esperienza ci si riversano dentro pensieri, interpretazioni ed emozioni, persino prima dell’esperienza stessa sotto forma di aspettative, così in fretta che ci è difficile dire che eravamo davvero lì, presenti.
Noi, essere umani, valutiamo, giudichiamo, facciamo digressioni, suddividiamo in categorie, reagiamo emotivamente.. il tutto così in fretta che l’attimo presente va perso.
Ogni esperienza è filtrata da varie strutture di pensiero e così vediamo alcune cose, ma possiamo anche non vedere ciò che in quel momento ha più peso o rilevanza per la nostra vita.
Una percezione nasce da uno stimolo, da un evento esterno. Dopo di ché noi lo percepiamo e facciamo passare tale avvenimento attraverso i nostri processi interni, ne creiamo dunque una rappresentazione di tale evento che ci porta a vedere il mondo e ad osservare le situazioni con un limitato punto di vista: il nostro!
Vediamo in maniera abituale, in modo limitato appunto, oppure non vediamo affatto ciò che abbiamo sotto il naso o proprio davanti agli occhi, “vediamo con il pilota automatico”.
“Il vero valore di un essere umano è determinato essenzialmente da quanto e in che senso ha raggiunto una certa liberazione dall’ego” ha affermato Albert Einstein.
Dunque per “riprendere i sensi” dobbiamo forse sviluppare ed allenare la nostra capacità innata, e la fiducia in essa, di vedere sotto la superficie delle apparenze cogliendo dimensioni più essenziali della realtà. Senza scordarsi che si deve fare i conti con le proprie appartenenze epistemologiche, e per questo risulta necessaria una mappa che deve essere il più possibile fedele al territorio, perché deve poterci guidare!!
La mappa sono i nostri pensieri, il nostro modo di vedere il mondo ed il territorio è il mondo e la realtà esterna. In altre parole le rappresentazioni interne che ci facciamo riguardo ad un evento esterno non sono necessariamente l’evento stesso.
A questo punto potremmo attivare quella che chiamiamo la “posizione meta”: cioè il soggetto che impara a vedere se stesso che osserva e portare l’attenzione a quello che viene chiamato il “meta-modello”, ossia la riflessione sul modello di come osserviamo il mondo.
Possiamo dunque iniziare ad ampliare la consapevolezza, ovvero la capacità di osservare se stessi (una buona dote e risorsa personale), attraverso numerose forme di meditazione.
Dobbiamo tenere presente che la mente può diventare malleabile se la si allena, quando la consapevolezza e la concentrazione si sviluppano, anche la mente può lavorare ed essere flessibile. Lo sforzo maggiore è quindi quello di “Stare nel presente”, nel qui ed ora!
Dott.ssa Francesca Scabbia